“Assassinio sul Nilo” di Kenneth Branagh – Recensione

Assassinio sul Nilo

Un lussuoso matrimonio tra le acque del Nilo, un triangolo amoroso, una ricca imprenditrice con molti nemici, una serie di macabri eventi. Il singolare detective Hercule Poirot ritorna in scena in Assassinio sul Nilo, nuovamente diretto e interpretato da Kenneth Branagh, fresco di nomina agli Oscar per il suo più intimo Belfast (2021). Ormai familiare con il personaggio, Branagh ci regala ancora una volta uno sfarzoso adattamento direttamente dalla narrativa inglese dal romanzo Poirot sul Nilo scritto dalla madre del giallo, Agatha Christie.

Mentre nuovi frammenti del passato di Poirot affiorano, lo spettatore viene catapultato in Egitto, insieme ad alcune vecchie conoscenze: così, come per Assassinio sull’Orient Express (Branagh, 2017), è ancora una volta il giovane Bouc (Tom Bateman) a trascinare Poirot in un nuovo caso. Branagh inserisce in un pomposo contesto scenografico – forse un po’ troppo fortemente rimarcato – un mistero che si fa via via più fitto, catturando l’attenzione dello spettatore, obbligandolo a partecipare attivamente all’indagine. Similmente al precedente capitolo, la bellezza del testo originale, come anche dell’adattamento, risiede nella presenza e nell’accessibilità di tutti gli elementi del caso, e quasi come in una partita a Cluedo, chi guarda può seguire indizi, possibili moventi e sospetti fino al tradizionale epilogo in cui tutti i personaggi vengono riuniti per svelare il colpevole. L’esito finale dell’operazione di Branagh, nonostante qualche sbavatura, è sicuramente ammirevole, soprattutto nel momento in cui si decide di mettere in scena un testo così noto.

Assassinio sul Nilo

In un mercato in cui i successi provengono tutti da oltreoceano, Branagh rilancia le grandi produzioni britanniche in maniera molto intelligente, cimentandosi in un genere a cui è strettamente legato, ovvero l’adattamento dei classici della tradizione letteraria del Regno Unito, genere che proprio in questo paese gode di una lunga tradizione come anche di un consolidato successo. Branagh realizza quindi un prodotto che, pur con una teatralità assai accentuata e a prima vista obsoleta, riesce a catturare l’attenzione del grande pubblico, utilizzando tutti gli elementi tipici dei successi “marveliani” combinati alla tradizione di genere. Alla base, si ha infatti un testo in tutto e per tutto classico, un buon utilizzo della CGI nella creazione di ambientazioni spettacolari e un cast ancora una volta stellare e al passo con i tempi. Se nel 2017 comparivano i volti di Johnny Depp e Daisy Ridley, nel 2022 troviamo invece Gal Gadot e Emma Mackey, due volti femminili tra i più in vista attualmente.

Tutti questi elementi non riescono comunque a mascherare la formazione e il gusto incredibilmente teatrale del regista, che trasferisce questa impostazione tanto alle scene quanto agli attori. In questo eccesso di teatralità e sfarzo risiede forse il più grosso difetto del film, penalizzando in particolar modo l’immersione spettatoriale, ma è anche vero che in questo tratto si ritrova maggiormente la personalità del regista, dimostrando quindi – che piaccia o meno – un preciso segno di continuità stilistica. Assassinio sul Nilo è quindi un prodotto di grande intrattenimento, dal gusto un po’ antiquato, ma perfettamente adattato per incontrare le esigenze del grande pubblico con la sua trama avvincente, personaggi che ritornano e che appassionano, senza mai apparire troppo pretenzioso a discapito di alcuni eccessivi virtuosismi di forma.

Alberto Militello