“Invincible” di Robert Kirkman – Recensione

Invincible

Invincible è una serie animata distribuita da Prime Video tratta dall’omonimo fumetto di Robert Kirkman, famoso principalmente per aver dato vita all’universo di The Walking Dead prima sui fumetti, poi dal 2010 con la serie televisiva. In Invincible si realizza un equilibrio perfetto tra le serie supereroistiche attuali, dissacranti e poco edulcorate, e le serie animate americane tipiche degli anni ’80 e ’90, attingendo a piene mani dagli universi narrativi più importanti e già riconosciuti. Come per The Walking Dead, Kirkman ha partecipato anche all’adattamento televisivo della serie, assicurando continuità con l’opera originale, ma anche apportando modifiche coerenti che rispettano il medium televisivo.

L’incipit di Invincible si presenta come i più classici. Mark (Steven Yeun) è un adolescente che si ritrova con dei poteri fuori dal comune. Questi, però, sono tutt’altro che inaspettati, in quanto suo padre è Omniman (J. K. Simmons), alieno arrivato sulla Terra e divenuto il più forte dei supereroi, un’altra storia alquanto familiare ma che presto acquista una piega decisamente inaspettata. Già dalla fine del primo episodio si capisce, infatti, che si è più vicini a The Boys (Kripke, 2019) che a una delle serie animate del passato. Il paragone non è casuale, nel team di produttori vediamo anche il duo Evan Goldberg e Seth Rogen, al lavoro proprio su The Boys e su Preacher (di cui si è parlato anche qui), ma anche David Alpert, storico produttore di trasposizioni televisive di fumetti, tra cui, non a caso, The Walking Dead.

Invincible

È significativo, infatti, come il contesto produttivo abbia attirato altre grandi firme del piccolo e del grande schermo la cui voce compare anche solo per poche battute, creando un cast di doppiatori composto quasi interamente da cameo. A tal proposito, il gioco del “riconoscere le voci” in Invincible diventa un’esperienza parallela che aggiunge un livello d’interazione in più alla visione, che già di suo intrattiene lo spettatore.

Come anticipato, il punto di forza di Invincible è quello di saper bilanciare l’aspetto nostalgico, veicolato attraverso uno stile di disegni e animazione che rimanda al passato, con dei contenuti non necessariamente innovativi, ma di certo al passo con i tempi. Inoltre, i molti riferimenti agli universi narrativi più famosi, a partire dalla sovrapposizione tra i membri dei Guardians of the Globe e la Justice League dell’universo DC, non fanno altro che alimentare nello spettatore un senso di continuità con le serie passate, quasi a voler riprendere il discorso sull’animazione supereroistica da dove lo si era lasciato per aggiornarlo e adattarlo ad un pubblico ormai cresciuto. Con Invincible ci si trova davanti l’ennesima prova dell’evoluzione dell’animazione 2D – tutt’altro che surclassata da quella 3D – in un’ottica di fruizione per adulti, offrendo a questa fetta di pubblico un linguaggio familiare, assimilato durante l’infanzia e poi evolutosi, per rimettere in discussione, in un certo senso, quegli stessi contenuti con un occhio più maturo.

Alberto Militello