Il mostro dei mari, la recensione del film di Chris Williams

Il mostro dei mari

Uno dei fenomeni più comuni da quando il boom delle piattaforme ha colpito il mondo dell’intrattenimento è quello dei prodotti “riflesso”, nati per raccogliere una parte del trasporto suscitato da una produzione più forte, spesso imitandone elementi di trama o tematiche. Si colloca in questa categoria Il mostro dei mari (The Sea Beast, 2022) di Chris Williams, film Neflix decisamente destinato al pubblico dei più piccoli, ma che riesce ad essere piacevole anche per i più grandi. Difficile infatti non cogliere nella storia tantissimi elementi appartenenti a prodotti di più grande successo, con il film che risulta però nel complesso come un notevole passo indietro per Williams, tra i creatori e registi di Oceania (2016) e Big Hero 6 (2014).

La trama de Il mostro dei mari è ambientata in un passato fiabesco, dove è in corso una vera e propria guerra tra il regno di Tre Ponti e i minacciosi mostri che infestano i mari. I cacciatori di mostri sono gli eroi più amati dal popolo, in particolare da Maisie (Zaris-Angel Hator), un’orfanella che sogna di potersi unire alla famigerata ciurma del Capitano Crow (Jared Harris). Fuggita dall’orfanotrofio, Maisie incontra Jacob Holland (Karl Urban), coraggioso membro della ciurma di Crow. Attraverso una serie di sfortunati eventi, i due si troveranno costretti ad affrontare un viaggio che li porterà a fronteggiare l’amara realtà per cui i mostri, uccisi perché ritenuti violenti, nascondono in realtà ben altre intenzioni.

Tra navi, guerrieri e strambe creature, è impossibile non notare enormi somiglianze tanto narrative quanto strutturali con il più ispirato Dragon Trainer. Anche qui, infatti, non manca una ben costruita e costruttiva rappresentazione della diversità, e di certo è notevole anche la qualità dell’animazione. Ciò che delude particolarmente, però, è l’aspetto del character design, che non riesce a regalare nessun personaggio visivamente incisivo, in un racconto che non abbonda di personaggi e in cui il “cattivo” è difficile da identificare. Sebbene verso la fine del film la storia presenti qualche spunto interessante, Il mostro dei mari fatica a raggiungere lo spessore emotivo che ci si aspetta ormai dai lungometraggi animati contemporanei.

Il mostro dei mari, di fatto, è un film per bambini che non fa alcuna fatica a raggiungere e divertire il suo target principale, ma giocando sul pedigree artistico cerca di suggerire la presenza di elementi pensati invece per raccogliere il pubblico dei più grandi: se con lo stunt di marketing «dal regista di Oceania» si riesce a rubare qualche impavido utente Disney, la presenza di Karl Urban ad esempio prova invece ad avvicinare un pubblico che spera di divertirsi sentendo la voce del rude Butcher di The Boys. In tal senso, in un mondo in cui la battaglia per la legittimazione dell’animazione sembra persa in partenza, Il mostro dei mari è un tentativo pigro di prenderne parte. Nonostante tutto, il prodotto finale è adattissimo per il pubblico delle famiglie, dimostrandosi in grado di regalare del sano intrattenimento oltre che a proporsi come un film dolce, divertente e istruttivo.

Alberto Militello