È da poco tornata al cinema, vent’anni dopo la prima uscita nelle sale mondiali, la trilogia de Il Signore degli Anelli (The Lord of the Rings, Jackson, 2001-2003), un evento che ci fa riscoprire il piacere del racconto fantasy, l’importanza dei classici e della loro sempiterna attualità. La trilogia di Jackson resta incastonata nella storia del cinema per il particolare esperimento che costituì, prima ancora di diventare un cult, dal punto di vista della produzione, della distribuzione e nello sviluppo della tecnica cinematografica. Oggi, dopo il grosso colpo subìto dalle sale a causa della pandemia, torna a far parlare di sé e a riempire le sale, riuscendo dove molti titoli invece hanno fallito. Quali sono, allora, le eredità più significative che permettono a Il Signore degli Anelli di rimanere oggi un film così attuale?
Innanzitutto, gli effetti speciali hanno subito poco i segni del tempo. Ovviamente non si tratta di un caso: dalla costruzione di ambienti alla realizzazione di sterminate orde di orchi, il lavoro del team della Weta Digital ha permesso l’incontro tra l’artigianato degli effetti speciali del secolo scorso e la computer grafica, tra miniature, maschere, costumi realizzati a mano e principi di intelligenza artificiale per le grandi scene di guerra, unitamente a un mixaggio audio di qualità eccelsa. Un connubio che incarna l’essenza stessa del film, ovvero un’opera del passato, un classico appartenente a uno dei più antichi media che diventa baluardo di nuove tecnologie e di un nuovo modo di fare cinema, aprendo, esattamente come il libro, la grande stagione del fantasy, ma in live action e sul grande schermo. Il tratto più caratteristico resta lo sviluppo e il perfezionamento della motion capture, grazie in particolare alla prova attoriale di Andy Serkis (interprete del personaggio di Gollum) che di quest’arte è diventato uno dei principali maestri. La particolarità di questo stile recitativo non risiede solo nel dimostrare, da parte del regista, un uso ponderato del mezzo digitale che, per quanto avanzato, resta legato alla “maestranza” dell’attore, ma immette nel mondo delle arti uno stile nuovo che è proprio di pochi settori, come il cinema appunto e i videogiochi. Nel cursus honorum dell’attore cinematografico, infatti, la formazione è, tuttora, legata principalmente al teatro, sia questo musicale o di prosa, il che fa riflettere su quanto effettivamente il cinema resti, pur travolto dall’impetuoso avanzare di nuove forme d’espressione, un’arte in continua trasformazione.
Entrando nel merito, Il Signore degli Anelli resta una delle migliori trasposizioni letterarie sul grande schermo, in termini di rispetto dell’opera di riferimento e di adattamento del contenuto, compiendo scelte difficili ma ben ponderate, aggiungendo e modificando personaggi e i loro tratti essenziali in maniera oculata e traducendo l’immenso corpus descrittivo del romanzo di J. R. R. Tolkien in meravigliose sequenze panoramiche amplificate dall’utilizzo di una colonna sonora diventata ormai iconica.
Si è parlato, finora, dei tratti innovativi di un film che è stato all’avanguardia, ma può bastare questo a riempire le sale a distanza di due decenni? Diversi, infatti, sono stati gli “anniversari” celebrati al cinema, ma non sempre sono stati proficui. Le cause del rinnovato, o meglio mai concluso, successo della trilogia di Jackson è da ritrovarsi nella forza con cui l’immaginario tolkeniano si è innervato nel tempo nella cultura pop, nonché nello spazio della rete. Da un lato Internet è intriso di citazioni del film, ormai facenti parte della storia dei meme, ma, in maniera un po’ indiretta, la struttura narrativa de Il Signore degli Anelli è diventata quasi un archetipo che ha influenzato moltissimi prodotti del mondo dell’intrattenimento, sia filmici che televisivi, ma anche videoludici, tra ricerche, ostacoli, difficoltà crescenti, potenziamenti, accessori e oggetti magici. Il Signore degli Anelli è un franchise che continua a riscuotere successo perché si rivolge a un universo che, nel bene e nel male (pensiamo all’enorme fandom, tra i più toxic su Internet e chiuso ad ogni apertura), è riuscito lui stesso a plasmare.
Il Signore degli Anelli è una parte indissolubile della cultura degli ultimi vent’anni, tra grandi maestranze, nuove tecnologie, il suo ottimo lavoro di trasposizione e la commistione con la cultura pop. Molti sono i tratti che mantengono vivo il successo de Il Signore degli Anelli, un’opera che dopo così tanto tempo e così tanti trascorsi, tanto cinematografici quanto storici, torna con la sua forza archetipale a immergere lo spettatore nella sua rete di simboli e di dinamiche umane, invitando gli umani alla resistenza, al coraggio, alle grandi azioni. Oggi, Il Signore degli Anelli parla ad un pubblico che ha sperimentato, come i suoi protagonisti, la lotta contro un nemico unico e apparentemente imbattibile, con grande freschezza e un alto tasso di correlabilità, quasi come se fosse un prodotto di questi giorni. E chissà cosa ci dirà tra altri vent’anni.
«Come poteva il mondo tornare com’era dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine è solo una cosa passeggera, quest’ombra. Anche l’oscurità deve passare».
Alberto Militello