L’été dernier di Catherine Breillat, la recensione del film

L'été dernier

Tra le molte proiezioni in première nazionale del festival del cinema francese France Odeon, tenutosi al cinema La Compagnia di Firenze dal 28 ottobre al 1 novembre, la più attesa è stata forse quella de L’été dernier, ultimo lungometraggio della regista Catherine Breillat. A distanza di dieci anni dal suo ultimo film, il semiautobiografico Abus de Faiblesse, la Breillat torna alla regia e riesce a entrare nella sélection officielle del Festival di Cannes. Pertanto, France Odeon ha scelto di omaggiarla scegliendo proprio un fotogramma tratto dal suo film come locandina per la quindicesima edizione della rassegna.

L’été dernier nasce come remake del film danese Dronningen (Queen of Hearts) di May el-Toukhy, ma si distanzia da questo per una serie di piccoli, ma decisivi particolari. Si tratta della storia di un amore transgenerazionale tra un’avvocata e il figlio minorenne di suo marito. Per uscire dallo stereotipo della predatrice sessuale che caratterizza il personaggio dell’avvocata nella versione danese, la Breillat decide di invertire il meccanismo di avvicinamento e fa in modo che sia il figlio del marito, Théo (Samuel Kircher), a muovere le prime avances ad Anne (Léa Drucker), sospendendo in questo modo ciò che potrebbe innescare un facile giudizio negli spettatori. Il rapporto tra Théo e Anne, carnale, passionale e che a causa della diversità di età potrebbe trasformarsi in reato, è il provocante centro della narrazione. Due generazioni che si attraggono, quella nuova del monopattino elettrico e della fluidità sessuale e quella che dopo gli hippie ha vissuto il dramma dell’AIDS. Ma anche due solitudini, una donna in carriera con un passato sentimentale segnato da un aborto e un adolescente ribelle in conflitto con il padre, perlopiù assente.

Ad eccezione di alcune scene girate in esterno, la maggior parte del film è ambientato negli interni della casa pensati in modo che vi fosse una predominanza del colore bianco. Anche Théo è sempre vestito di bianco, quasi a simboleggiare una sua purezza di spirito che puntualmente, però, è smentita dal suo atteggiamento e dalle sue azioni. Samuel Kircher, presente al Q&A in sala per la première nazionale a Firenze, è al suo esordio cinematografico e grazie a questa interpretazione molti pensano che potrebbe avere le capacità per diventare un nuovo promettente attore del panorama cinematografico francese. Breillat lavora con il suo personaggio stilizzandolo come un efebo o un giovane caravaggesco e lui presta il suo volto attraversato da rabbia, dubbio, amore e passione alle inquadrature fisse e strette che gli vengono dedicate. Nel seguire il film ci si rende infatti conto della cura per le singole immagini e della forte carica pittorico-estetizzante data alla rappresentazione della relazione. La scelta della regista è quella di stare molto vicina ai due amanti, in una prossimità che tecnicamente si traduce in primi piani e close up che permettono allo spettatore quasi di partecipare al primo bacio tra Théo e Anne. Il rapporto transgenerazionale visivamente si trasforma anche nel rapporto tra due corpi o, meglio, tra tre corpi mostrati e messi a confronto: il giovane e plumbeo corpo di Théo, l’avvizzito e massiccio di suo padre e quello di Anne che mostra i segni del tempo passato. Tutti scrigni di emotività e passioni complesse.

Nel corso del film, la storia d’amore e passione tra Théo e Anne si sviluppa abbandonando la tematica della “bellezza incandescente dell’adolescenza” e concentrandosi maggiormente, invece, su altre due tematiche fondamentali: il moralismo e la menzogna. Così l’atmosfera cambia radicalmente lasciando spazio a un clima di tensione e dolore che condurrà all’epilogo con un’inevitabile presa di coscienza. Come afferma nell’intervista rilasciata a Benoit Pavan, per Breillat L’été dernier è la sintesi di tutto il suo lavoro trattando temi a lei molto cari come la normalizzazione della sessualità e l’idea di atto sessuale più come relazione e meno come dinamica di potere. L’été dernier arriverà nelle sale italiane probabilmente nella primavera 2024 grazie al distributore indipendente Teodora Film, ma prima di questo momento sarà bene rimettere mano alla filmografia della regista francese.

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Matteo Bertassi