Bodies, la recensione della serie Netflix

Bodies

Una delle garanzie del mondo dell’intrattenimento televisivo è la serialità britannica. Che siano prodotti seriali brevi, miniserie oppure stagioni di poche puntate, i runtime sono spesi solitamente per consegnare prodotti di grande qualità, magari non perfetti, ma quantomeno godibili. In questo quadro si colloca perfettamente Bodies, miniserie in 8 puntate ispirata all’omonima graphic novel di Si Spencer e scritta per Netflix da Paul Tomalin, già sceneggiatore per altre serie fantascientifiche inglesi non sue e qui al suo primo lavoro interamente “solista”.

Una caratteristica ricorrente della fantascienza del Regno Unito è quella di essere leggera, divertente ed esagerata, ma tutt’altro che priva di contenuti, si pensi a Doctor Who o ancor meglio a tutta la produzione letteraria di Douglas Adams. Non è il caso di Bodies, in cui siamo più vicini a uno stile più classico, per così dire, con toni decisamente cupi e misteriosi. La trama prende le mosse da un cadavere completamente nudo ritrovato all’improvviso in un vicolo di Londra da un agente di polizia, un giallo abbastanza regolare finché non si scopre che lo stesso cadavere è “apparso” in diverse epoche differenti. Nel complesso, infatti, Bodies si articola attraverso quattro momenti storici che vanno dal 1890 al 2053, con quattro agenti diversi che indagano la morte di una stessa persona, tra società segrete, terrorismo e scenari distopici, in una corsa contro il tempo nel tentativo di fermare una strage.

Molti elementi – e il clima della serie in generale – richiamano il grande successo tedesco Dark, serie con la quale Bodies condivide principalmente l’ambientazione cupa, gli intrighi temporali, ma anche diversi pregi e difetti. Da un lato, vi è infatti una trama avvincente e protagonisti interessanti, tridimensionali e ognuno con il proprio bagaglio di problemi. Dall’altro lato, come spesso accade quando si centralizza la narrazione sui loop temporali, il rischio di sfociare in un intreccio cervellotico e artificiosamente contorto è alto (una problematica che abbracciava anche lo stesso Dark, d’altronde), tendendo alle forzature e alle incoerenze. Alla fine tutto torna, però sulla narrazione grava un senso di insoddisfazione generale, alimentato anche da un messaggio di fondo – compreso il movente ultimo dell'”antagonista” della storia, a cui sono dedicate le ultime due puntate – un po’ semplicistico se comparato alla complessità dell’intrigo multi-temporale in cui la storia si sviluppa.

Nonostante ciò, la serie ha un buon ritmo e gli eventi ingranano abbastanza in fretta, intrattenendo e incuriosendo, permettendo allo spettatore di calarsi nel mistero e fornendogli tutti gli elementi necessari per sviluppare le sue congetture sui legami tra i personaggi. Pur senza sorprese, Bodies risulta un giallo godibilissimo, l’ennesimo ottimo esempio della versatilità e della maestria della serialità britannica nell’inscenare misteri insoliti e singolari.

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Alberto Militello