“Lovecraft Country” di Misha Green – Recensione

Lovecraft Country

Trasmessa in Italia su Sky Atlantic a partire dal 31 Ottobre 2020, Lovecraft Country – La terra dei demoni è una serie tv di fantascienza horror tratta dall’omonimo romanzo di Matt Ruff. Oltre ad essere stata ideata da Misha Green, già sceneggiatrice di Sons of Anarchy, la serie può vantare tra i suoi produttori alcuni nomi importanti come Jordan Peele e la Bad Robot di J.J. Abrams.

Ambientata nell’America negli anni ’50, Lovecraft Country racconta la storia di Atticus “Tic” Freeman, giovane afroamericano appena rientrato dal servizio militare in Corea del Sud, dove la guerra lo ha portato a commettere atti terribili. Il rientro a Chicago purtroppo non è positivo come il soldato si aspettava. Scopre infatti che Montrose, il padre con cui aveva un pessimo rapporto, risulta disperso da diversi giorni; a questo si aggiunge una misteriosa lettera che invita Tic a recarsi ad Ardham per reclamare una fantomatica eredità della madre morta. Appassionato di romanzi horror, il giovane soldato è convinto che questa città sia segretamente Arkham, località fittizia in cui sono ambientati numerosi racconti di H. P. Lovecraft. Decide così di imbarcarsi in un viaggio attraverso l’America razzista di quegli anni alla ricerca della verità sulla sua famiglia, e ad accompagnarlo in questa avventura saranno la bella amica d’infanzia Letitia “Leti” Lewis e lo zio George Freeman. Quest’ultimo è autore, insieme alla moglie Hyppolita, della Safe Negro Travel Guide, una guida di viaggio in cui annota città e regioni pericolose o inospitali per le persone di colore.

Lovecraft Country

Dietro la facciata dell’avventura fantasy, la serie critica aspramente il razzismo di un’America bigotta e crudele in cui, nonostante la presenza di mostri e creature infernali, la più grande minaccia alla vita degli afroamericani resta l’intolleranza di una società terrorizzata dalle diversità. Il primo episodio equilibra perfettamente l’orrore reale delle persecuzioni con quello sovrannaturale dei racconti horror. I protagonisti, smarriti in una “regione del tramonto”, cioè una regione in cui agli afroamericani è vietato uscire di casa dopo il calare del sole, si ritrovano fin da subito inseguiti da violenti poliziotti razzisti. Lo spettatore, sconvolto dall’insensatezza e dall’efferatezza con cui i bianchi perpetrano i loro soprusi, è spinto a riflettere su come questa fosse effettivamente la realtà in cui essi erano costretti a vivere; le violenze risultano sconvolgenti in quanto esse trovano un parallelo con le notizie attuali sulla crudeltà della polizia americana, capace di sparare sette volte alla schiena di un afroamericano (il 29enne Jacob Blake, cfr.). Come una vera e propria dichiarazione d’intenti, ogni episodio è aperto da veri discorsi o canzoni che hanno segnato importanti punti di svolta nella lotta alla parità dei diritti. Purtroppo, però, diverse puntate deviano dall’horror e dalla denuncia sociale. Adagiandosi sul banale espediente della ricerca dell’oggetto misterioso della settimana, ci vengono mostrate avventure nei sotterranei dei musei che ricordano fin troppo Indiana Jones o ancora viaggi spaziali in cui abbondano effetti speciali. Questi momenti risultano estremamente kitsch e noiosi, senza che ci sia un effettivo avanzamento della narrazione. La presenza di tutti questi episodi morti non può che lasciare lo spettatore deluso e impaziente di proseguire velocemente per ritrovare le atmosfere che la serie sembra aver accantonato.

Lovecraft Country è, dunque, una buona serie: forse si perde un po’ troppo spesso nel fan service, ma riesce ad essere interessante, ad affrontare abilmente alcuni tòpoi del genere horror, ma soprattutto sa muovere critiche molto attuali.

Gianluca Tana