“Scompartimento n. 6” di Juho Kuosmanen – Recensione

Scompartimento n. 6

Il modo migliore per conoscersi è vedersi dall’esterno confrontandosi con i propri opposti, con i propri limiti. Scompartimento n. 6 di Juho Kuosmanen è l’adattamento dell’omonimo romanzo della scrittrice finlandese Rosa Liksom. Film molto apprezzato dalla giuria del Festival di Cannes (il film ha vinto il Grand Prix Speciale della Giuria, ex aequo con Un eroe), Scompartimento n. 6 si presenta come un road movie dai toni delicati, incapace però di esprimere al massimo il suo potenziale.

In Scompartimento n. 6, la giovane studentessa Laura (Seidi Haarla), innamorata di una donna più anziana che non corrisponde i suoi sentimenti, intraprende un viaggio verso una regione remota della Russia per andare ad osservare da vicino alcune pitture rupestri preistoriche. Laura intraprende il viaggio da sola, trovando però un compagno di viaggio alquanto singolare, un giovane minatore russo dalle umili origini, Ljoha (Yuriy Borisov). Si assiste quindi al confronto tra queste due figure così diverse che, però, piano piano si avvicinano: da un lato Ljoha, semplice, rozzo e volgare ma genuino e sognatore, dall’altro Laura, acculturata ma ingenua e disillusa.

Scompartimento n. 6

Il film mette in risalto la percezione completamente opposta del reale che due coetanei possono maturare a seconda del loro background. Il problema di quest’operazione risiede nella difficoltà di decifrare la matrice che regge il non detto, forse a causa della necessità di tradurre in immagine il materiale letterario di riferimento. Il susseguirsi di scene ed episodi che costituiscono l’intreccio restano profondamente slegati e le motivazioni dei due ragazzi spesso risultano indecifrabili, risultando in una vuotezza di fondo che non porta a nulla.

Se è vero che la natura del road movie in diversi casi punta alla riflessione, al dialogo interiore e a un percorso di crescita, Scompartimento n 6, pur possedendo tutti gli elementi giusti, non sfrutta a dovere il potenziale di questo genere filmico, soprattutto nel momento in cui quel percorso interiore rimane criptico e abbozzato: il semplice susseguirsi di episodi non esaurisce i perché che la trama stessa pone. I personaggi, dunque, restano appena delineati e, pur arrivando mutati e cresciuti alla fine del film, lo stesso non si può dire dello spettatore, privo di elementi a sufficienza per comprendere fino in fondo questo cambiamento. In conclusione, in Scompartimento n. 6 sembra mancare quello spunto incisivo di riflessione che spesso permea il cinema scandinavo e ciò che ne risulta è un road movie non pienamente sviluppato con una storia d’amore blanda che fatica a ingranare, sebbene il film sia comunque accompagnato da qualche momento visivamente entusiasmante.

Alberto Militello