“Better Days” di Derek Tsang – Recensione (FEFF 22)

Better Days

Dopo essere stato ritirato dal Festival di Berlino dello scorso anno e dopo essere stato distribuito nelle sale cinesi con diversi mesi di ritardo rispetto al periodo inizialmente previsto, Better Days giunge finalmente anche nel nostro Paese grazie alla 22esima edizione del Far East Film Festival di Udine, aggiudicandosi sia il premio della critica sia l’Audience Award, il premio più importante della manifestazione. Il film di Derek Tsang, adattamento di un romanzo di Jiu Yuexi, è un coming of age dedicato ad esplorare il tema del bullismo adolescenziale, coniugando l’esigenza di una profonda denuncia sociale con la volontà di raccontare allo stesso tempo una struggente storia d’amore tra i suoi protagonisti.

L’intreccio di Better Days è costruito a tal proposito attorno a due personaggi principali, la studentessa diligente Chen Nian (Dongyu Zhou) e il giovane teppista Bei (Jackson Yee). I due si conoscono per caso una sera, quando Chen Nian, di ritorno da scuola, assiste al pestaggio del ragazzo da parte di un gruppo di delinquenti e viene suo malgrado coinvolta nella colluttazione. A partire da questo primo incontro, Chen Nian e Bei scopriranno col tempo di avere molte cose in comune pur provenendo da contesti differenti. La ragazza, nello specifico, sente il bisogno di trovare un nuovo punto di riferimento in questo preciso momento della sua vita, a causa della pressione per gli imminenti esami scolastici (il temutissimo Gaokao) e a causa delle angherie alle quali viene quotidianamente sottoposta dalle sue compagne di classe: due particolarità che, di fatto, la consumano sia psicologicamente sia fisicamente.

Better Days

Nel corso di Better Days, lo spettatore viene chiamato a riflettere attivamente sulle scelte etiche e morali intraprese dai personaggi del film. Non è solo la tematica del bullismo, in tal senso, a giocare un ruolo fondamentale nello sviluppo delle dinamiche della narrazione, ma anche il suicidio, l’alienazione giovanile e la precarietà lavorativa e sociale di molti cittadini cinesi oggigiorno (pensiamo alla madre di Chen Nian, ad esempio). Persino le modalità attraverso le quali nel film viene messa in scena l’ordalia del Gaokao sono interessanti e particolarmente critiche. Visto che l’ammissione alle università è su graduatoria, gli studenti cinesi devono gestire un carico di stress enorme durante le settimane che precedono questo complesso esame e Derek Tsang non può far altro che sottolineare in diverse occasioni la brutalità esasperante dei processi che lo strutturano, mostrandoci a più riprese il disagio quotidiano che i ragazzi si trovano a dover vivere sulla loro pelle.

Pur non eccedendo mai nella rappresentazione della violenza, forse in virtù dell’azione censoria alla quale il film si è probabilmente dovuto piegare (cfr.), Better Days riesce in ogni caso a catturare il disagio psicologico provato dai suoi protagonisti focalizzandosi in numerose sequenze sulla loro risposta emotiva, cercando dunque di creare una forte connessione empatica con lo spettatore. Se da un lato la parte conclusiva del film risulta leggermente ridondante nella costante reiterazione del suo messaggio, dall’altro la leggerezza stilistica e formale permette allo spettatore di potersi concentrare maggiormente sulle conseguenze e sui problemi reali di quanto rappresentato, trasformando un potenziale difetto in uno stimolo alla riflessione, lasciando così alla relazione tra i due protagonisti il compito di riempire gli spazi lasciati vuoti dalla mancanza di un vero shock value.

Le recensioni del Far East Film Festival 22

Daniele Sacchi