When Evil Lurks, la recensione del film di Demián Rugna

When Evil Lurks

Tra possessioni, malattie e mitologie infernali, When Evil Lurks (Cuando acecha la maldad) di Demián Rugna scava nell’immaginario classico del cinema horror proponendo un’interessante chiave di lettura sul tema. Come nel sudcoreano The Wailing, il maligno per Rugna assume i tratti di un morbo marcescente, di un’infezione invisibile ed inevitabile che si diffonde a macchia d’olio in un remoto villaggio argentino, portando con sé anche evidenti echi raimiani (i deadites de La casa). Privo però del misticismo sciamanico del film di Na Hong-Jin, When Evil Lurks accarezza più da vicino le tendenze autoriali folk horror degli ultimi anni, da The Witch a Lamb, amalgamate con una matrice gore convincente e ben realizzata.

Vettore della terribile malattia al centro delle vicende del film è il rancido e putrescente Uriel, un uomo posseduto da un demone il quale desidera che il suo corpo ospitante venga ucciso per potersi così liberare nel mondo. Consapevoli della minaccia rappresentata da Uriel, i due fratelli Pedro (Ezequiel Rodriguez) e Jaime (Demián Salomon) cercheranno di sbarazzarsene trascinandolo con la forza lontano dal villaggio. Tuttavia, l’uomo riuscirà a fuggire, finendo per propagare progressivamente la sua influenza possessiva sulla comunità locale.

Il registro principale adottato da Demián Rugna in When Evil Lurks è quello del body horror, a partire dalle deformazioni corporee di Uriel (insieme al suo disgustoso pus infettivo) sino ad arrivare alla brutalità delle uccisioni mostrate. Non si tratta però solamente di un torture porn autoreferenziale e fine a se stesso. A darsi come predominante è anche la centralità dei rapporti umani, specialmente nell’esame delle dinamiche tra i due fratelli protagonisti e del loro vissuto personale, con un focus su Pedro e sul suo difficile rapporto con la famiglia. L’asse portante della narrazione, la diffusione pandemica del male, si intreccia così con le difficoltà dell’uomo nel fare a patti con i propri demoni, rifuggendo peraltro apertamente dai tradizionali sottotesti cristiani dei film sulle possessioni (qui, addirittura, viene persino esplicitato il fallimento e la scomparsa della Chiesa). Riuscito, inoltre, è anche il ricorso all’alone di presunta purezza e innocenza che abbraccia i numerosi bambini figuranti nel film, forse un richiamo a Grano rosso sangue (Children of the Corn) di stephenkingiana memoria o al più recente Sinister di Scott Derrickson.

Sospeso tra la necessità di esplorare il singolare affresco infernale dipinto nel film e la volontà di mettere in moto un percorso di introspezione psicologica sul personaggio di Pedro, When Evil Lurks si smarrisce in alcuni passaggi eccessivamente didascalici dove a prevalere è una ridondante dimensione espositiva, infrangendo a più riprese il mantra show don’t tell che dovrebbe costituirsi come cornice fondativa essenziale di un’opera dalle atmosfere così tensive ed opprimenti. Nonostante questa venatura sbiadita che si percepisce in particolar modo nelle fasi centrali del film, incentrate perlopiù a rendere conto di tutti gli elementi chiave della trama (preferendo mettere tutto nero su bianco rispetto ad enfatizzare la natura impenetrabile e arcana del mistero in sé), When Evil Lurks rappresenta comunque un’esperienza urticante e dal profondo impatto, uno sguardo cupo e misero su un’umanità portata ai suoi limiti estremi.

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Daniele Sacchi