Bottoms di Emma Seligman, la recensione

Bottoms

Chi è cresciuto negli anni duemila ha ben presente l’apice del genere della teen comedy in tutte le sue sfaccettature, poi confluite nel teen drama più in voga negli ultimi anni. Con Bottoms, Emma Seligman ha riportato sullo schermo tutto quel repertorio, quella tradizione, attualizzandola e regalando una commedia fresca, esilarante, ma anche incredibilmente contemporanea. Decisamente una conferma per una giovane regista che, dopo il grande successo di Shiva Baby, si colloca senza dubbio nella rosa degli autori più promettenti oggi. Davvero un peccato che anche in questo caso la pellicola sia stata rilasciata direttamente su Prime Video, senza alcun passaggio in sala.

Nel film, Josie e PJ sono due adolescenti emarginate e tutt’altro che popolari, entrambe sognano di perdere la verginità prima dell’inizio del college e fantasticano sulle due ragazze più popolari della scuola. Un rumor causerà un’escalation di eventi che porterà alla nascita di un fight club femminile, usato dalle due protagoniste per cercare di conquistare le loro cotte. Da Mean Girls a Superbad, dalla teen comedy al buddy movie, Bottoms tocca tutte le corde di quel cinema degli anni duemila, inserendole però in un dialogo attualissimo che, con ironia, affronta i temi della mascolinità tossica, del machismo e degli stereotipi di genere.

Un plauso va senz’altro alle due attrici protagoniste, entrambe sulla cresta dell’onda: Rachel Sennott, lanciata proprio da Shiva Baby, e Ayo Edebiri di The Bear. Le due attrici si calano perfettamente nel ruolo dell’adolescente sfigato, che cerca l’affermazione degli altri in un mondo dominato da figure maschili, insicure e incapaci. Tra tensione sessuale e scene di lotta ridicolizzata, il film contribuisce al processo di desessualizzazione delle figure femminili al cinema, attuato lentamente da sempre più autori americani e in maniera piuttosto trasversale. Si pensi anche al recente Fidanzata in affitto di Gene Stupnitsky con Jennifer Lawrence che, pur con un’esito decisamente peggiore, partecipa a questo dialogo in maniera attiva, ragionando proprio sull’ipersessualizzazione del corpo femminile nei media. Similmente, in Bottoms si susseguono delle scene di scazzottate senza filtri tra ragazze che il cinema finora ha sempre raccontato in modo molto differente, costruendo e rafforzando un immaginario maschiocentrico dove anche i personaggi più badass femminili apparivano sempre con una certa grazia, con un certo stile nel combattimento, contrariamente alle controparti maschili più dure e forti.

Diversamente, con grande ironia, Emma Seligman porta in scena un dialogo molto più profondo e calato nel sociale, realizzando con Bottoms quello che potrebbe tranquillamente diventare un classico del genere. Se da un lato è un peccato che il film non sia uscito in sala, dall’altro l’uscita su piattaforma – dal sapore “televisivo” di altri tempi – contribuisce tutto sommato a ricreare quel fascino da inizio secolo.

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Alberto Militello