Kiki – Consegne a domicilio, la recensione del film

Kiki - Consegne a domicilio

Torna sul grande schermo dal 13 al 19 luglio Kiki – Consegne a domicilio (1989) di Hayao Miyazaki grazie alla rassegna estiva Un mondo di sogni animati organizzata da Lucky Red. Il film, ormai un cult dell’animazione giapponese, rappresentò per lo Studio Ghibli il suo primo vero grande successo al botteghino.

Kiki – Consegne a domicilio racconta la storia di un’aspirante strega che, compiuti i tredici anni d’età, decide di trasferirsi da sola in città (o meglio, con il suo gatto nero Jiji) per iniziare il suo praticantato. A Koriko, una grande città sul mare, incontra la panettiera Osono che le offre ospitalità. In cambio, Kiki inizia a fare consegne a domicilio in sella alla sua scopa, mettendo così al servizio degli altri il suo magico talento: quello di volare.

Con questo racconto di formazione, Kiki fa da apripista a tutte le altre protagoniste dei film successivi di Miyazaki, proponendosi anche come un personaggio con il quale lo spettatore può identificarsi facilmente. Le difficoltà che le si presentano, infatti, fanno parte della sfera del quotidiano e le sue responsabilità (e conseguenti insicurezze) sono effetto della sua nuova e ritrovata indipendenza, lontana dal nido famigliare. Sebbene il tema del passaggio dall’età dell’infanzia all’età adulta ritorni anche in altri film dello Studio Ghibli, come Il mio vicino Totoro o La città incantata, in Kiki – Consegne a domicilio Miyazaki si sofferma più sul percorso di emancipazione e scoperta di sé che la protagonista compie un passo dopo l’altro.

Alla fine Kiki, come noi, sta cercando il suo posto nel mondo. Nonostante infatti l’ambientazione fantastica e la componente magica, le preoccupazioni e le sfide della giovane strega non sono poi così lontane dalle nostre. La storia di Kiki mette in luce come crescere porti con sé tante insicurezze e come molto spesso si tratti di un processo piuttosto solitario. Nel suo percorso di autodeterminazione, però, Kiki avrà l’appoggio del fidato gatto-coscienza Jiji, della panettiera Osono, dell’amico Tombo e della pittrice Ursula. Tutti, con un proprio ruolo, contribuiscono alla sua crescita morale. Nel personaggio di Tombo, in particolare, ritroviamo il tema del volo tanto caro a Miyazaki, un elemento cardine della sua proposta cinematografica che tornerà anche nelle produzioni successive. 

In Kiki – Consegne a domicilio c’è già l’essenza di tutta la filmografia futura di Miyazaki: magia, libertà, leggerezza, indipendenza, consapevolezza. Si tratta d’altronde di un film delicato, con una colonna sonora nostalgica e allegra allo stesso tempo (come l’infanzia, no?) composta da Joe Hisaishi. Un capolavoro da non perdere, oggi più che mai attuale.

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Martina Dell’Utri