Marcel the Shell, la recensione del film

Marcel the Shell

A volte nella semplicità riescono a celarsi i messaggi più profondi e più veri. La piccola conchiglia animata in stop-motion protagonista di Marcel the Shell di Dean Fleischer Camp è veicolo di un’umanità possibile e genuina, tuttavia soffocata dalla grandezza di questioni giganti ma vuote nel profondo. Il film, che porta con sé il sigillo di garanzia della A24, ha origine da una serie di corti di successo su YouTube ed è arrivato ora nelle sale italiane dopo essersi aggiudicato la candidatura agli Oscar come miglior film d’animazione.

Marcel (Jenny Slate) è una conchiglia con le scarpe e un’occhio solo, vive in una grande casa in affitto su Airbnb insieme alla nonna (Isabella Rossellini). Il film si presenta come un documentario, girato da Dean (lo stesso regista Dean Fleischer Camp) che nel documentare la curiosa vita di questo piccolo essere, decide di attivarsi per aiutarlo a ritrovare la sua famiglia. Ed è con grande tenerezza che inizia un viaggio alla riscoperta dell’umanità, un viaggio che porta a meravigliarsi delle piccole cose (che per Marcel piccole non sono), a guardarci da una prospettiva che non concepisce il tempo come noi e in cui ogni singolo aspetto della vita è contemplato come differente, pur rivelandosi incredibilmente umano alla sua base.

Marcel the Shell è un invito a farsi coinvolgere dalle storie degli altri e a prenderne parte, un invito ad un’azione che può essere anche solo emotiva. Grazie a Marcel, possiamo riscoprire soprattutto il concetto di comunità, in contrasto all’artificiosità delle community online. Il film di Dean Fleischer Camp sottolinea quanto il coinvolgimento virtuale, tra foto, balletti e finta compassione, sia un insieme di movimenti vuoti scollegati da un’azione vera e da un coinvolgimento sentito e attivo. La stessa cosa vale anche per Dean, la cui vita cambia – insieme forse anche alla sua concezione del cinema – nel momento in cui Marcel lo esorta a non limitarsi ad osservare e basta da dietro la camera. È così che la conchiglia, il guscio, si rende veicolo di più contenuti emotivi rispetto a tante esistenze vuote, grazie semplicemente alla sua natura genuina, semplice, diretta.

Ancora una volta, A24 confeziona un prodotto completamente coerente alla propria linea editoriale, indipendente e con punti di vista diversi, inaspettati e dal tono insolito. Interessante anche la natura mista del film, tra il live action e lo stop-motion, che permette di rendere Marcel reale, tangibile e quindi ancora più efficace, risultando in una grande esperienza cinematografica che riesce ad essere, soprattutto, umana.

Alberto Militello