Pinocchio, la recensione del film di Robert Zemeckis

Pinocchio

80 anni dopo il film animato, Disney ripropone uno dei suoi classici in versione live action, Pinocchio. Il film, distribuito direttamente sulla piattaforma streaming proprietaria di Disney, si tratta di una riproduzione praticamente identica del lavoro originale, per la regia di Robert Zemeckis. Seguendo la scia degli altri remake disneyani recenti, anche qui ci si trova davanti a un prodotto senz’anima, senza alcun briciolo di autorialità, senza alcun nuovo spunto reale e che ha completamente tradito la ricchezza del linguaggio animato, portando ad interrogarsi sull’utilità dell’intera manovra proposta dal colosso statunitense dell’intrattenimento.

Già come nella versione del 1940, si può tranquillamente mettere da parte il racconto di Collodi, i cui echi si possono scorgere nel ben più valido lungometraggio di Matteo Garrone. Nel film di Zemeckis ci troviamo di fronte ad una storia tipicamente americana, più vicina a Mark Twain che a Collodi. Tra accenti del sud e nomi distorti, il racconto perde ogni tipo di efficacia pedagogica e diventa una sorta di country musical teatrale.

Andando per punti, i tre temi cruciali che rendono questo remake un prodotto estremamente mediocre possono essere individuati nella perdita dell’impatto visivo, nella mancanza di novità e nella confusione nel target di riferimento. Sembra ormai sempre più facile per major come Disney creare un prodotto in live action tratto da un film animato rispetto al limitarsi all’animazione, nonostante – pur con l’aiuto del digitale – sia impossibile ricreare quei toni, quelle caricature, quelle sproporzioni che rendono l’animazione così incisiva, soprattutto quando si cerca (non si sa per quale motivo) di inseguire a tutti i costi una rappresentazione realistica. Questo impeto, portato all’estremo, costringe ad alterare anche alcuni passaggi del film, sostanzialmente rompendo la magia di un racconto che comunque resta fantasy.

Si arriva così al secondo punto, tralasciando la sempiterna polemica che segue ogni remake, dai recast etnicamente differenti all’aggiunta di piccoli personaggi e momenti canori, che però non alterano minimamente il flusso del racconto, anzi. Il problema è che ci si trova davanti all’ennesima operazione remake che non aggiunge nulla al vecchio (semmai il contrario) né ne riafferma la validità a distanza di tempo. Il racconto, di fatto, ne esce altamente impoverito. Infine, questo Pinocchio appare sin dal primo momento come un prodotto dalla destinazione poco chiara, di scarso interesse per i bambini e per gli adulti. Questa indecisione si riflette anche nella scelta del lancio diretto su Disney+, senza passare dalla sala, un prodotto in più nella mischia delle novità di un catalogo che non vede fine. Zemeckis è inesistente: la scelta di un regista piuttosto che un altro in questi titoli sembra assolutamente casuale e priva di alcun tipo di impatto.

Alberto Militello