“Redacted” di Brian De Palma – Recensione

Redacted

Tra i numerosi titoli che compongono la vasta produzione cinematografica di Brian De Palma, Redacted (2007) appare sicuramente come una delle operazioni più singolari realizzate del regista americano. L’opera, a metà tra mockumentary e film di guerra, è liberamente ispirata a quanto avvenuto nel 2006 nella città rurale di Al-Mahmudiyah, in Iraq, dove alcuni soldati statunitensi hanno stuprato e assassinato, insieme alla sua famiglia, una ragazza di 14 anni. A definire il suo presunto distacco da questi fatti è un intervento didascalico del regista in apertura del film, nel quale viene anticipata allo spettatore la natura fittizia di quanto sta per osservare. Tuttavia, la didascalia viene progressivamente rimossa, a partire da quelle parole specifiche che richiamano la dimensione finzionale, lasciando spazio alle lettere che compongono il titolo del film. Redacted, come redatto, composto, architettato: un insieme di materiali eterogenei tesi nella costituzione di una storia verosimile che, sebbene sembri distaccarsi dal reale, tende inevitabilmente verso di esso.

È lo stesso De Palma a parlare di Redacted come di un insieme di immagini redatte, approssimative, parziali che egli stesso ha composto a partire da articoli, reportage, blog di soldati e di ex soldati, video di guerra realizzati direttamente da quest’ultimi. «Era tutto a disposizione, e tutto su video». Pertanto, nell’opera possiamo individuare molteplici punti di vista a strutturarne l’intreccio, che riguarda nello specifico, come nel fatto principale dal quale prende ispirazione, lo stupro e l’omicidio di una giovane ragazza irachena da parte di un gruppo di soldati americani. Nel determinare la propria identità di collage mediale, Redacted attinge a molteplici fonti produttive per le sue immagini, partendo da alcune riprese realizzate da uno dei soldati stessi sino ad arrivare a delle vere e proprie inchieste giornalistiche sul campo, passando inoltre per un documentario francese e giungendo infine all’immaginario e alle retoriche proprie della videosorveglianza.

Redacted

Lo statuto incerto dell’immagine cinematografica del film di De Palma ha avuto anche un impatto imprevedibile sulla realtà. Nel caso dell’attentato all’aeroporto di Francoforte nel 2011, in cui persero la vita due ufficiali delle forze aeree americane, il terrorista aveva cercato di giustificare le sue azioni criminali, già di per sé viziate da una profonda fede nell’islam più radicale, sostenendo che voleva vendicarsi contro gli Stati Uniti in seguito ad un video che aveva visto sulla piattaforma di YouTube e che lo aveva particolarmente scosso. Quel video, come riportato dai media tedeschi, era in realtà un estratto del film di De Palma stesso, che da commento fittizio sul reale si è trasformato inconsapevolmente nel suo specchio, uno spazio simulacrale derealizzativo capace di diventare più vero del vero.

In tal senso, più che ai fatti di Al-Mahmudiyah, l’opera di De Palma sembra piuttosto ispirarsi alla crisi del soggetto dell’epoca post-11 settembre, cercando di offrirne una rappresentazione a partire dal caos organizzativo delle sue immagini. Invece di dilungarsi sul tema della violenza o su eventuali considerazioni politiche, Redacted disallinea l’orizzonte interpretativo spettatoriale cercando di desensibilizzare direttamente la direzione del suo sguardo. De Palma gioca con i suoi spettatori, alterandone continuamente le qualità percettive attraverso il progressivo alternarsi dei punti di vista, come ad esempio nel passaggio dalla soggettiva della videocamera del soldato sino all’oggettività propria delle videocamere di sorveglianza, provocando l’impossibilità di definire un orientamento visivo preciso.

Pertanto, la domanda fondamentale che il regista statunitense sembra porre con il suo film è se, al giorno d’oggi, con il progressivo collasso strutturale dei sistemi tradizionali di accesso all’informazione, dalla carta stampata al supporto televisivo, e con il conseguente passaggio ai materiali ibridi della rete, possiamo ancora trovare dei solidi punti di equilibrio nella nostra interpretazione del mondo che ci circonda. Una domanda alla quale, proprio in virtù del disorientamento del quale Redacted si fa testimone, non sembra ancora possibile assegnare una risposta efficace.

Daniele Sacchi