Fumer fait tousser di Quentin Dupieux, la recensione

Fumer fait tousser

In una gola tra le montagne francesi, un uomo in un costume da tartaruga mostruosa affronta cinque guerrieri che indossano un’aderente tuta blu e dei caschi. Come in un Tokusatsu da manuale il mostro sembra avere la meglio sugli eroi e a questi non resta dunque che ricorrere alla loro arma segreta, non un Megazord come ci si potrebbe aspettare, bensì il potere del fumo. Attraverso le forze combinate di benzene, nicotina, ammoniaca, mercurio e metanolo, gli incredibili (e improbabili) eroi della Tabacco Force riescono a riempire il mostro di metastasi fino a farlo letteralmente esplodere di tumori.

Un incipit a dir poco spiazzante se non si conoscesse il regista. Fumer fait tousser («Fumare fa tossire») è infatti l’ultimo folle prodotto di Quentin Dupieux, prolifico regista e musicista francese che firma così il suo quinto film in quattro anni. Dupieux, che negli anni si è affermato come regista dell’assurdo, probabilmente deve parte della sua fama anche al lungometraggio Rubber, con cui nel 2010 si è affacciato nel panorama cinematografico internazionale. Il film, che aveva per protagonista un copertone senziente che uccide la gente col pensiero, è col tempo diventato un cult, comparendo su diverse pagine social e liste di internet in cui si va a caccia di film bizzarri.

Negli anni, la sua vena folle non si è mai attenuata e anzi, con Fumer fait tousser sembra più imprevedibile che mai. La storia dei protettori del mondo francesi non è altro che una cornice. Dall’incipit bizzarro si passa ad una specie di campeggio/evento di team building in cui gli eroi si raccontano storie dell’orrore intorno al fuoco come degli scout, attendendo la chiamata per entrare in azione contro il macchinario dell’apocalisse del terribile Lizardin.

Diffidate da chi prova a raccontarvi che Fumer fait tousser nasconda un profondo messaggio di critica sociale. Se è vero che probabilmente vi si può leggere una presa in giro del genere supereroistico, il film è principalmente un pazzo divertimento del regista che, attraverso una costruzione del racconto non ordinaria, accompagna lo spettatore attraverso diverse storie dell’orrore che oscillano tra lo splatter e il paradossale.

Un film che si può definire superficiale nell’accezione di poco stratificato, che non nasconde messaggi particolari, significati nascosti o messaggi di alcun tipo, se non quello assolutamente lampante di essere una parodia dell’inflazionato genere supereroistico. Con questo aggettivo non si vuole assolutamente intendere che Fumer fait tousser sia poco attento nella sua scrittura, che anzi si impegna a sorprendere lo spettatore attirando la sua attenzione con dei dettagli insignificanti prima di capovolgere completamente lo sviluppo previsto, come un abile gioco di prestidigitazione.

Qualcuno tra i più critici potrebbe vedere come un difetto questa mancanza di profondità del racconto, eppure l’ultimo lavoro di Dupieux è puro cinema splatter d’intrattenimento francese. Un prodotto realizzato da un regista che vuole divertirsi e vuole divertire il suo pubblico: e ci riesce, a patto che si sia disposti ad accettare l’assurdo come elemento trainante della narrazione.

Gianluca Tana