Nessuno ti salverà di Brian Duffield, la recensione

Nessuno ti salverà

Nessuno ti salverà (No One Will Save You), film original di Hulu disponibile su Disney Plus, è un horror/sci-fi diretto da Brian Duffield, sceneggiatore hollywoodiano (Jane Got a Gun, The Babysitter, Love and Monsters) qui alla sua seconda regia dopo la comedy horror Spontaneous. Ancora una volta, Duffield gioca con le possibilità offerte dal genere proponendo un home invasion che recupera l’immaginario tradizionale dell’alieno per cercare di reinventarlo, in un’operazione formalmente interessante ma che non convince fino in fondo.

Protagonista di Nessuno ti salverà è Brynn (interpretata da Kaitlyn Dever), una sarta che conduce una vita solitaria nella sua casa d’infanzia, situata nei boschi a margine di una piccola cittadina. La ragazza evita il contatto esteriore – e viene a sua volta ignorata dagli abitanti locali – a causa di alcuni traumi irrisolti e di una particolare vicenda relativa al suo passato. Una sera, Brynn viene svegliata dalla presenza di un intruso nella sua abitazione, un alieno umanoide che sembra volerle fare del male. Pur sventando inizialmente la minaccia, per Brynn si tratta solamente dell’inizio di un lungo incubo.

Peculiarità essenziale del film di Brian Duffield è la scelta di una protagonista silenziosa. Le parole pronunciate nel film sono sparute e sempre di sottofondo, e anche quando qualcosa sembra che stia per emergere – come durante l’incontro rivelatorio tra Brynn e la madre della sua migliore amica Maude – viene presto soffocato. Nessuno ti salverà sceglie la cornice del silenzio non solo per amplificare la tensione percepibile durante le sequenze di intrusione aliena (similmente ad A Quiet Place, nonostante il film di Krasinski lavori in maniera molto più convincente con il montaggio sonoro), ma soprattutto per sottolineare il senso di disagio e di disconnessione che coinvolge la protagonista nel suo rapporto con un mondo che l’ha esclusa e che la opprime.

Meno stimolante, invece, è il ricorso all’immaginario classico dell’alieno. Se da un lato è apprezzabile la volontà di recuperare l’estetica e l’aura mitologica dell’extraterrestre umanoide, il Grigio osservatore e rapitore «che è tra noi» (insieme ai cerchi nel grano e ai dischi volanti), in un’epoca in cui il cinema e in generale l’audiovisivo cercano al contrario di perseguire il “nuovo” a tutti i costi, dall’altro lato Nessuno ti salverà non offre però nulla di sconvolgente in termini di esperienza cinematografica, riducendosi al paradigma ormai scarno del sottogenere dell’home invasion. In un certo senso, il tentativo di mettere in scena una summa dei cliché non può che risultare – tautologicamente – in un gran cliché a sua volta.

In un contesto del genere, persino la scelta del silenzio finisce per assomigliare sempre meno a qualcosa di ben ponderato e sempre di più ad una gimmick, una “trovata” mal supportata che perde progressivamente di efficacia quando i nodi devono infine venire al pettine. Nel momento in cui le trame sottese del trauma – e del perdono – relative alla protagonista si rendono evidenti, Duffield si limita a metafore lineari – il modellino di città realizzato da Brynn – e ad un facile cinismo che non esaurisce a dovere tutte le potenzialità espresse dalle premesse del film.

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Daniele Sacchi