“Nostalghia” di Andrej Tarkovskij – Recensione

Nostalghia

Nostalghia (1983), dopo Lo specchio (1975), è il film più intimo e personale di Andrej Tarkovskij, un’opera tesa fortemente a restituire attraverso l’immagine cinematografica il sentimento del reale, dove con reale non si intende la mera referenzialità fenomenica, bensì tutto l’insieme espressivo e sensoriale che caratterizza l’esperienza umana. Nostalghia è il film che maggiormente libera e rende manifesto il mondo interiore di Tarkovskij, nonché la sua visione poetica ed estetica relativa al medium cinematografico. Il regista ha dichiarato di essere rimasto talmente tanto colpito dalla propria opera, una volta completata, da sostenere di essersi quasi ammalato nel contemplarla: «la stessa sensazione di quando ci si osserva allo specchio, o quando si ha l’impressione di essere andati ben al di là dei propri propositi» (cfr.).

In un certo senso, infatti, Nostalghia sembra parlare dello stesso Andrej Tarkovskij sin dalla sua idea narrativa. La trama si concentra su un autore sovietico, il poeta Andrej Gorčakov (Oleg Jankovskij), in viaggio in Italia per scrivere la biografia di un compositore del Settecento, accompagnato da un’interprete di nome Eugenia (Domiziana Giordano). Inizialmente il film doveva riguardare l’intero viaggio dell’autore, creando dunque un parallelo con l’esperienza di Tarkovskij nel nostro Paese, ma infine si decise di raccontarne semplicemente la parte finale.

A tal proposito, Tonino Guerra, occupatosi della sceneggiatura del film insieme allo stesso Tarkovskij, racconta nel documentario Andrej Tarkovskij in Nostalghia (1984) di Donatella Baglivo della lunga ricerca svolta dalla crew del film per trovare un luogo che potesse fungere da vero e proprio centro per la storia. La scelta ricadde infine su Bagno Vignoni, frazione di San Quirico d’Orcia in provincia di Siena, dal momento che le sue terme, nel quale Santa Caterina da Siena soleva fare il bagno, emozionarono molto Tarkovskij, che evidentemente percepiva la necessità di incentrare le vicende della sua opera in uno spazio che sentiva suo.

Nostalghia

«I sentimenti non espressi non si dimenticano». Le parole pronunciate durante una sequenza del film da Gorčakov, alter ego del regista che ne incanala tutte le emozioni, la psicologia e la natura come il riflesso di uno specchio (cfr.), sembrano esprimere quello che di fatto è lo scopo perseguito da Tarkovskij attraverso Nostalghia: il tentativo di dare una forma visiva alla nostalgia. Ma non si tratta di una nostalgia qualunque, bensì di quel sentimento preciso che secondo Tarkovskij emerge in coloro che abbandonano la propria terra natia: un sentimento complesso, «una malattia che esaurisce la forza dell’anima, la capacità di lavorare, il piacere di vivere» (cfr.). La nostalghia di Gorčakov si presenta attraverso una sofferenza dell’animo che lo divora progressivamente, manifestandosi attraverso sogni, visioni e pensieri che spesso riguardano proprio la sua madrepatria, la moglie e i figli: una parte del suo spirito che ha momentaneamente dovuto abbandonare ma che è sempre presente nel suo essere, e che allo stesso tempo si rende manifesta attorno a sé (emblematico è in tal senso il parallelo tra la moglie del poeta e la Madonna del parto di Piero della Francesca).

In particolare, l’insolito interesse esibito da Gorčakov nei confronti dell’ambigua figura di Domenico (Erland Josephson), un abitante del luogo, è sintomatico del suo tormento, e sarà uno dei motivi che causeranno una rottura insanabile con Eugenia, amplificando l’alienazione dell’uomo. Domenico è un uomo poco sano di mente che in passato ha costretto moglie e figli a rinchiudersi in casa, apparentemente per salvarli da una presunta apocalisse che riteneva essere imminente. Ora, Domenico cerca quotidianamente di soddisfare un bisogno che percepisce come necessario, ma viene sempre bloccato dagli altri abitanti di Bagno Vignoni: attraversare le acque delle terme con una candela accesa in mano.

Gorčakov e Domenico non sono, di fatto, che due facce della stessa medaglia. Isolamento, sentimento di non appartenenza, imposizione di vincoli: Gorčakov vorrebbe la dissoluzione di ogni confine e frontiera, per permettere all’uomo di entrare in sintonia con l’alterità senza alcun freno di matrice sociale o culturale, mentre Domenico desidera il sovvertimento dei “cosiddetti sani”, di coloro che «hanno portato il mondo sull’orlo della catastrofe», sperando nell’azione di un fuoco purificatore per lo spirito e per la coscienza. Le sequenze finali di Nostalghia completano il sogno dei due uomini, un sogno triste e pessimista che, tuttavia, rispecchia nel profondo il pensiero di Andrej Tarkovskij: l’idea che i bisogni dell’uomo possano essere soddisfatti non nella ricerca di una felicità materiale, ma attraverso la propria spiritualità.

Daniele Sacchi