Scream 6, la recensione del film

Scream 6

Il ritorno di Scream nel 2022 con il quinto capitolo della saga – per la prima volta senza Wes Craven e Kevin Williamson al timone – è riuscito, a sorpresa, ad infondere nuova linfa vitale al franchise. Il “resequel” di Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett, con sceneggiatura di James Vanderbilt e Guy Busick, si è dimostrato in grado di raccogliere pienamente l’eredità di Craven e Williamson, riproponendo la classica ironia metacinematografica della saga andando a scardinare le peculiarità delle varie operazioni contemporanee di remake, reboot e via dicendo. Un anno dopo, Scream 6 prosegue il discorso avviato dal film precedente con un seguito diretto degli eventi del 5, cercando ancora una volta di intrecciare gli stilemi dell’horror slasher con le istanze tipiche di un cinema irriverente, sovversivo e postmoderno.

La protagonista del film è ancora la giovane Sam Carpenter (Melissa Barrera), personaggio il cui background narrativo – illustrato in Scream 5 – richiama il primissimo Scream del 1996. Ritenuta ingiustamente colpevole degli omicidi del film precedente da parte di un’opinione pubblica che non vuole accettare la realtà delle cose, Sam sembra incapace di trovare un equilibrio interiore, tormentata da un sentimento di inquietudine che la condiziona anche nel rapporto con gli altri, rischiando di allontanarla dai suoi amici e dalla sorella Tara (Jenna Ortega). Il ritorno di Ghostface, intenzionato ad uccidere le due sorelle, costringerà Sam e Tara a cooperare e a cercare di risanare la loro relazione.

In Scream 6, il centro focale dell’operazione decostruttiva è la saga stessa, e nello specifico il riconoscimento esplicito di essersi ormai definita come tale. Se già Scream 5 si configurava come un “falso” reboot, con un nuovo cast di protagonisti che finivano però per interagire inevitabilmente con il cast storico e con i drammi del passato, Scream 6 aggiunge un ulteriore strato alla questione istituendosi prima come un sequel diretto del capitolo precedente, e poi inquadrando apertamente il franchise stesso come tema narrativo fondamentale. Ritornano anche qui alcune figure, come l’immancabile Courteney Cox nei panni della giornalista Gale Weathers e Hayden Panettiere nel ruolo dell’agente dell’ FBI Kirby Reed (direttamente da Scream 4), ma la direzione narrativa è maggiormente improntata nel dare una dignità specifica alla nuova dilogia, cercando di renderla parte integrante del tutto, pur con l’assenza nel cast di un nome importante come quello di Neve Campbell.

È attraverso quest’operazione singolare che Scream 6 finisce per auto-legittimarsi. La chiave di questo processo, nel film, è individuabile nell’ex cinema trasformato in un effettivo tempio dedicato alla saga, con i memorabilia degli omicidi del passato, tra maschere, costumi e macabri gadget rinvenuti sulle scene del crimine dei film precedenti capaci di assurgere a metafora di una narrazione più ampia che, nel tempo, ha di fatto plasmato l’immaginario di Ghostface (la cui immagine, nel climax del film, torreggia sopra tutta la scena, proiettata sul grande schermo), di tutto Scream e dell’equivalente fittizio di Stab. Riflettere sul passato – e, in alcuni casi, ricrearlo materialmente – è sempre stato parte dell’essenza di Scream, dai set cinematografici di Scream 3 (memorabile la sequenza in cui Sidney si confronta con il suo passato nella sua abitazione ricreata) sino ad arrivare al remake emulativo di Scream 4, ed è con questa grande consapevolezza che Scream 6 riesce ad inserirsi come tassello fondamentale di un percorso cinematografico ormai pluriventennale.

Convince di meno, invece, la risoluzione effettiva del mistero circa l’identità di Ghostface, certo ben legata al nuovo tessuto narrativo orchestrato ma poco ispirata nella sua effettiva realizzazione. Similmente, i dilemmi interiori di Sam appaiono come eccessivamente didascalici, soprattutto perché già esplorati a lungo in Scream 5, tanto che la brutale conclusione del film – pur con una buona messa in scena – non colpisce realmente fino in fondo. Il team creativo degli ultimi due capitoli ha però ormai dimostrato di aver ben compreso la caratteristica più importante di Scream, ossia lo spirito fondante che anima la saga in profondità. La curiosità per un eventuale settimo film è, quindi, altissima.

Daniele Sacchi