“Sesso sfortunato o follie porno” di Radu Jude – Recensione

Sesso sfortunato o follie porno

Guardando Sesso sfortunato o follie porno (Bad Luck Banging or Loony Porn il titolo internazionale) viene quasi da chiedersi se il regista, Radu Jude, fosse a conoscenza dell’episodio dell’insegnante di Torino ingiustamente licenziata dopo essere stata vittima di revenge porn. Il film, girato nel periodo di allentamento delle restrizioni del primo lockdown e vincitore dell’Orso d’oro all’ultimo Festival di Berlino, parte da un assunto molto simile a quello di questa vicenda: Emi (Katia Pascariu), insegnante di storia in una scuola secondaria, si trova a dover affrontare il processo di un tribunale di genitori dopo che un suo video intimo è stato reso pubblicamente visibile online.

Diviso in quattro parti, Sesso sfortunato o follie porno riesce a mettere in luce le ipocrisie e le ambiguità che si nascondono dietro al bigottismo e all’ignoranza. Attraverso diverse strategie, che corrispondono anche a differenti tipi di approccio filmico, il regista analizza la società moderna. Il segmento iniziale, Strada senza uscita, è caratterizzato da uno sguardo esterno, attento a mostrarci insegne e simbologie della società dei consumi, in cui le immagini sui cartelloni pubblicitari contrastano con il vuoto eerie che le restrizioni legate alla pandemia di COVID-19 hanno causato. Il movimento è protagonista di questa prima parte di film: la macchina da presa, attraverso panoramiche e zoom, segue la donna che si sposta senza una meta, errando per le strade di Bucarest. Cinema del reale potremmo dire, in cui l’unica attrice si muove in uno spazio vero, documentando così la vita in tempo di pandemia. Questa restituzione del reale viene ripresa anche nell’intermezzo che richiama il cinema documentario di montaggio, in cui una serie di “aneddoti, segni e meraviglie” sono presentati attraverso riprese alternate a video di repertorio. Un segmento che potrebbe benissimo essere scorporato dal resto della pellicola ed essere fruito autonomamente, ma che serve a rimarcare i temi importanti e la vena provocatoria di Jude, che colpisce con immagini forti e insolite.

Sesso sfortunato o follie porno

Se i movimenti di macchina sono funzionali nel cogliere la realtà nel suo divenire, allora la fissità della camera nel terzo segmento svela la finzione della storia, amplificando la sensazione surreale e straniante che definisce il processo all’insegnante. Qui i vari elementi convergono, dando l’impressione che ciò a cui stiamo assistendo sia in realtà una messa in scena, una rappresentazione quasi teatrale, in cui l’imputata non deve fronteggiare persone ma personaggi, monodimensionali, ognuno caratterizzante un diverso stereotipo.

Se si dovesse riassumere il film con un unico aggettivo, allora questo sarebbe senza dubbio “attuale”. In Sesso sfortunato o follie porno si ha sempre la sensazione che ciò che si sta vedendo esca direttamente dall’ultima edizione del telegiornale o, allo stesso tempo, dall’ultima news complottista di Facebook. L’abilità di Jude di intercettare questo spirito del tempo riesce ad orientare le forti critiche che il film muove su binari ironici, che permettono al suo lavoro di non scadere mai nel paternalismo spicciolo. Il film, non prendendosi mai realmente sul serio ma anzi, considerandosi un divertissement del regista, rende la risata lo strumento principale per abbattere la parete di ipocrisia costruita dai suoi personaggi, spingendo lo spettatore a domandarsi cosa sia realmente immorale e cosa no.

Gianluca Tana