“The Tender Bar” di George Clooney – Recensione

The Tender Bar

Dopo aver lavorato per Netflix con The Midnight Sky, George Clooney torna dietro la macchina da presa con un dramma di formazione intimo e personale. The Tender Bar (Il bar delle grandi speranze il titolo italiano) è, infatti, l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo autobiografico (e romanzo di formazione) di J.R. Moehringer, nel quale il premio Pulitzer ripercorre la sua infanzia travagliata e difficile, affrontando tanti argomenti e illustrando alla perfezione gli anni Settanta e Ottanta negli Stati Uniti.

Nel film, J.R. è un giovane ragazzo di Long Island che sogna di diventare scrittore, un po’ per desiderio, un po’ per la speranza di rivalsa da una vita ricca di delusioni. Il padre del ragazzo, infatti, non è mai riuscito a mantenere un ruolo protettivo per la sua famiglia, fallendo nel crescere un giovane dalla grande capacità intellettuale. Nonostante la sua assenza fisica, però, J.R. rimane affascinato da questa misteriosa figura e, non appena ne ha l’occasione, ascolta la voce di suo padre nella stazione radio dove lavora come speaker, all’oscuro della madre. La famiglia della madre di J.R. è, per fortuna, ricca di menti umili e profonde, essenziali per la crescita emotiva e fisica del ragazzo che da giovane di grandi speranze diventa ben presto un uomo cosciente e adulto, proprio come ci mostra il regista con la scelta di rappresentare esclusivamente due età specifiche della sua vita.

Lo zio Charlie è, per esempio, la figura reincarnante il padre “perfetto” per eccellenza: insegna a J.R. quella che è la vita vera, senza le indorature e i vari fronzoli che ci si aspetterebbe di vedere crescendo un bambino. J.R. è considerato, quindi, un adulto sin dai primi anni della sua vita e, grazie ai continui incoraggiamenti dello zio e della sua famiglia, trova le forze di investire in se stesso e andare a studiare in una delle università più prestigiose degli Stati Uniti, Yale. Nella vita di J.R., oltre alla pittoresca famiglia della madre, sono presenti anche tutti gli assidui frequentatori del bar dove lo zio lavora. Con i racconti dei clienti e amici dello zio Charlie, J.R. cresce e diventa a sua volta un cliente fisso nel luogo; è proprio in quei momenti che la mente di J.R. si apre e raccoglie informazioni, vivendo indirettamente i racconti di ciascun membro della compagnia.

The Tender Bar

Clooney nasconde la sua mano di regista lasciando spazio al cast ricco di personalità di spicco. Ben Affleck, primo tra tutti, offre agli spettatori una delle sue migliori interpretazioni degli ultimi anni, mettendo in scena di fatto il personaggio decisamente più interessante del film, nonché il più importante visto l’impatto che dona alla crescita professionale ed emotiva del protagonista. Lo zio Charlie è, quindi, la vera figura paterna di J.R., pur non incarnando perfettamente il prototipo di padre modello a causa del suo stile di vita e del suo passato. In The Tender Bar, Clooney sottolinea, grazie alle parole di Moehringer, quanto sia poco importante il background familiare di una persona rispetto alle intenzioni di vita che vuole portare avanti: basta possedere una grande forza di volontà per poter riuscire a realizzare concretamente i propri desideri.

Come anticipato, Clooney sceglie di rappresentare l’infanzia di Moehringer solamente attraverso due interpreti differenti – il piccolo Daniel Ranieri e Tye Sheridan – e, di conseguenza, due età limitate. Dopo l’abbandono da parte del padre e l’arrivo di J.R. e di sua madre presso la casa di suo nonno, la vita di J.R. accelera prepotentemente passando, quasi nell’immediato, da inconsapevole bambino a un adulto ricco di aspettative e voglia di fare. Questa è una delle scelte registiche più interessanti di questo film che, per il resto, rimane purtroppo piatto e poco impattante: sicuramente un’opera ben confezionata ma il cui pathos però rimane dietro le quinte, ingabbiato tra le pagine del libro di Moehringer e non trasposto profondamente da Clooney.

Erica Nobis