“Anima” di Cao Jinling – Recensione (FEFF 23)

Anima

Nella comunità montana Ewenki, strettamente a contatto con la foresta, crescono i due fratelli Linzi e Tu Tu. Spinti dalla necessità di sopravvivere, Linzi e Tu Tu sono costretti a lavorare come taglialegna, in forte contraddizione con quelli che sono i precetti della loro comunità di appartenenza, che concepisce l’intera natura – umanità compresa – come unita da un unico spirito. Anima, opera prima di Cao Jinling, sviluppa il proprio racconto ponendo come centrale il rapporto tra l’uomo e la foresta, partendo da una riflessione profondamente spirituale per tracciare poi una precisa metafora ambientalista che ben si adatta al contesto attuale del nostro pianeta.

Il film pone le proprie fondamenta sul rapporto tra i due fratelli, in conflitto tra loro. Il motivo scatenante è la morte della madre a causa di un attacco di un orso, abbattuto da Tu Tu. Allontanati dalla comunità, in quanto l’uccisione dell’animale non è un’azione in linea con i principi Ewenki, i due crescono ai margini della foresta con il padre. Tu Tu è un ragazzo inquieto, probabilmente divorato dal senso di colpa, mentre Linzi è più pacifico e tranquillo, ancora legato al passato e desideroso di preservare l’integrità della natura in contrasto con la volontà dell’accampamento di taglialegna in cui ora vivono. A far esplodere definitivamente lo scontro tra i due è l’incontro nella foresta tra Linzi e Chun, una donna vedova e sola che presto si trasferirà nell’accampamento e scatenerà la gelosia di Tu Tu.

Anima

Anima prende le mosse dallo scontro fraterno per illustrarci la causa ambientalista da un punto di vista che abbraccia e coinvolge nel suo discorso anche l’uomo, non solamente come entità distruttrice che va limitata ma anche come parte ineliminabile dell’ambiente stesso. Ad accompagnare la narrazione vi è la splendida cornice in cui è ambientato il film, il parco nazionale di Moerdaoga. Con frequenti e meravigliosi campi lunghi che ci mostrano la foresta prima innevata e poi bagnata dalla luce del sole, Cao Jinling ribadisce continuamente allo spettatore la bellezza della natura che l’uomo sta rovinando con l’inquinamento e il disboscamento.

Anima non è solo una bella cartolina, dunque, ma un monito e segnale d’allarme veicolato e riaffermato soprattutto attraverso la storia parallela di Linzi (che significa proprio “foresta”), Tu Tu e Chun. Storia parallela perché le immagini di Moerdaoga, dei suoi paesaggi, dei suoi alberi secolari e dei suoi animali sono un vero e proprio percorso dell’immaginario, contemplativo e a sé stante, che ci illustra senza retorica o didascalismi la nostra inadeguatezza esistenziale e la necessità di porre un freno alla nostra volontà di potenza.

Le recensioni del Far East Film Festival 23

Daniele Sacchi