“Mandibules” di Quentin Dupieux – Recensione (Venezia 77)

Mandibules

Mandibules è l’ultimo film di Quentin Dupieux, regista francese conosciuto anche con lo pseudonimo Mr. Oizo, presentato fuori concorso alla 77esima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Un viaggio assurdo e imprevedibile per due uomini, Manu e Jean-Gab, in cerca di un modo più o meno legale per guadagnare qualche soldo. Interpretati dai Palmashow, duo comico composto da Grégoire Ludig e da David Marsais, Manu e Jean-Gab sono due sempliciotti non curanti del prossimo e interessati solamente al proprio tornaconto personale, con l’unico obiettivo nella vita di trovare costantemente un modo per tirare a campare per qualche altro giorno.

Le fondamenta narrative e il background dei personaggi sono tuttavia solo una scusa per Dupieux per costruire un divertissement puro, che non richiede un particolare sforzo intellettuale da parte dello spettatore per essere compreso e che mira perlopiù a costruire un percorso cinematografico grottesco e autoreferenziale sino al midollo. Il regista francese vuole che lo spettatore si perda nel flusso di situazioni folli che ha architettato, caratterizzate da una forte componente ironica e a tratti quasi sovversiva, senza che debba necessariamente chiedersi il perché di ciò che vede. Da questo punto di vista, Mandibules è una sorta di celebrazione della capacità del cinema di essere in grado di offrire anche esperienze di questo tipo, riempiendo un vuoto creativo di un genere di opere che non sempre viene esplorato a fondo.

Mandibules

A rendere particolarmente frizzante il viaggio di Manu e Jean-Gab, impegnati a recuperare una valigetta per ottenere una ricompensa di 500 euro, è soprattutto la scoperta della presenza di una mosca gigante nel bagagliaio di un’auto che hanno rubato. Invece di meravigliarsi dell’assurdità di ciò che gli appare di fronte, il primo pensiero dei due è diretto verso le possibilità di sfruttamento dell’animale per cercare di racimolare ancora più soldi. Dimenticata la valigetta, Manu e Jean-Gab cercano così di ammaestrare la mosca, in una serie di sequenze sempre più deliranti e demenziali che raggiungeranno il culmine una volta che i due faranno amicizia con un gruppo di ragazze (tra le quali figura anche Adèle Exarchopoulos).

Se proprio vogliamo individuare una chiave interpretativa a Mandibules, le azioni insensate di Manu e Jean-Gab trovano sempre il sostegno l’un dell’altro, portandoci a ragionare sul valore dell’amicizia. Complice anche l’enfasi posta sul rapporto tra i due da Quentin Dupieux, sublimata in particolar modo dal continuo gesto senza senso che Manu e Jean-Gab si scambiano a più riprese con le mani mentre pronunciano la parola “toro”, il regista francese sottolinea continuamente le emozioni e il supporto reciproco della coppia. Mandibules è un buddy movie atipico e imprevedibile, imbevuto di momenti divertenti ed ilari, ma che richiede allo spettatore un piccolo sforzo nel cercare di comprendere l’operazione che vuole svolgere. Per godersi pienamente il film di Quentin Dupieux, infatti, è necessario mettere tra parentesi qualsiasi aspettativa o preconcetto, lasciandosi invece travolgere senza troppi pensieri da quanto Manu e Jean-Gab hanno in serbo per noi.

Le recensioni di Venezia 77.

Daniele Sacchi