Saw X, la recensione del film

Saw X

Con il fallimentare (e a tratti involontariamente comico) Spiral, la serie di Saw, ormai scarna e povera di idee, sembrava aver raggiunto la sua inevitabile conclusione. A sorpresa, Saw X infonde nuova linfa vitale alla saga ritornando alla sua essenza più pura, ossia la centralità magnetica della figura del temibile Jigsaw, John Kramer, serial killer efferato e brutale che coinvolge le sue vittime in crudissime trappole mortali. Arrivati al decimo capitolo della saga lanciata da James Wan e Leigh Whannell 19 anni fa con il tutt’oggi inarrivato Saw – L’enigmista, vediamo per la prima volta Kramer come effettivo protagonista della pellicola, una scelta che permette allo spettatore di osservare da vicino la sua moralità malata e corrotta.

Ambientato tra il primo e il secondo film, Saw X prende le mosse dalle difficoltà personali di Kramer (interpretato ancora una volta da Tobin Bell), malato di cancro e prossimo alla morte, e del suo tentativo di trovare una cura alternativa alla medicina tradizionale. Suggestionato dalle possibilità di una fantomatica terapia miracolosa praticata dalla dottoressa Cecilia Pederson (Synnøve Macody Lund), Kramer si reca in Messico per sottoporsi al trattamento. Si tratta di una truffa ben elaborata, con tanto di team di sicurezza e di equipe medica farlocchi che riescono a convincere l’uomo della liceità dell’operazione. Una volta scoperto il raggiro, Kramer si vedrà costretto a rivestire nuovamente i panni di Jigsaw così da poter elargire la sua spietata “giustizia”.

L’estremità del giustizialismo di Jigsaw è ancora più evidente in questo capitolo, in cui il serial killer oscilla più che mai tra l’instaurare un rapporto di vicinanza empatica con lo spettatore e il contraltare emerso dalla brutalità disumana delle sue azioni. Il tutto viene amplificato dalla scelta sceneggiativa e registica di far vivere in prima persona allo spettatore la truffa alla quale Kramer viene sottoposto. La prima metà del film, infatti, è abbastanza insolita nell’economia complessiva della saga, dal momento che il focus è interamente direzionato sull’aspetto più umano della vicenda. L’unica tortura esplicita, infatti, viene riservato ad una semplice fantasia di Kramer, enfatizzando ancora di più l’importanza attribuita da Saw X all’approfondimento piscologico del personaggio.

Tutto ciò salta, prevedibilmente, nella seconda parte del film, quando gli effettivi “giochi” dell’Enigmista ai danni delle persone che lo hanno imbrogliato prendono infine il sopravvento sul resto. Anche qui, Saw X riesce a sorprendere con originalità e creatività nell’eccentricità dissennata delle trappole di Jigsaw, rivelando un rinnovato gusto per una tipologia di immaginario gore che aveva smesso di colpire da ormai diverso tempo (almeno dal quarto capitolo in poi). L’introduzione di un personaggio detestabile come quello della dottoressa Pederson, così come il ben calibrato twist conclusivo, alimenta inoltre con successo il discorso fondante della serie. Saw X scava attraverso diverse suggestioni stimolanti sul ciclo della violenza, sulle contraddizioni e sui cortocircuiti etici e morali di un’applicazione distorta della giustizia, rendendo il film, a conti fatti, un godibilissimo torture porn che svetta come uno dei capitoli migliori del franchise.

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Daniele Sacchi