“The Card Counter” di Paul Schrader – Recensione (Venezia 78)

The Card Counter

A quattro anni dal fenomenale First ReformedPaul Schrader è ancora una volta in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia con The Card Counter. I fantasmi di Abu Ghraib tornano a sconvolgere l’immaginario del cinema americano in un film dal sapore incredibilmente contemporaneo, sublimato da un’interpretazione mostruosamente impeccabile di Oscar Isaac. Gli echi traumatici dello scandalo avvenuto nella prigione statunitense in terra irachena sono lo sfondo essenziale delle vicende raccontate nel film, che vedono Isaac interpretare il giocatore di carte ed ex soldato William Tell.

William, che ha preso parte in prima persona alla perpetrazione degli orrori di Abu Ghraib, gioca ora nei casinò di tutta America, contando le carte nei tavoli da Blackjack e aggiudicandosi tante piccole vittorie che gli permettono di guadagnarsi da vivere in seguito alla sua prigionia post-scandalo. Il suo talento nel gioco d’azzardo cattura l’attenzione della misteriosa La Linda (Tiffany Haddish), che accetterà di finanziare l’uomo nei tornei più importanti e permettere in particolare a Cirk (Tye Sheridan), il giovane protetto di William, di sistemarsi e avviare un nuovo percorso di vita per se stesso.

The Card Counter

In The Card Counter, Schrader lavora sulle ossessioni umane, fondendo il quadro personale di William e di Cirk con l’esigenza di una riflessione più ampia sull’immagine e sul suo significato. William ci appare nei primi momenti come un uomo freddo e non interessato al successo, ma comunque tormentato dal suo passato. Il personaggio interpretato da Oscar Isaac trasforma la sua stanza di motel in uno spazio asettico e depersonalizzante, mentre le brevi incursioni nel suo passato sono invece caotiche, deformate, lacerano la tranquillità smisurata della sua quotidianità. In tutto questo, l’incontro con il più irrequieto Cirk, figlio di un ex collega di William e desideroso di vendicarsi di colui che ritiene il responsabile ultimo dei drammi di Abu Ghraib, porta con sé la volontà per l’uomo di cambiare in qualche modo lo stato delle cose, prima senza cercare di intaccare il suo stile di vita quieto, poi dovendo necessariamente passare all’azione.

Con The Card Counter, Schrader scava tra le contraddizioni degli Stati Uniti con un antieroe come protagonista che, da flebile copia sbiadita di Lynndie England, si è trasformato in una figura mite e dal basso profilo, capace però ancora di far riemergere i suoi lati più nascosti. Normalmente parleremmo di un ritorno del rimosso, ma in questo caso William è in realtà sempre pienamente consapevole della natura dell’orrore che ha causato e allo stesso tempo vissuto, tenuta latente in attesa di una sua inevitabile esplosione liberatoria.

Le recensioni di Venezia 78

Daniele Sacchi